Il bacino estrattivo del Botticino Classico viene sfruttato da oltre duemila anni. In epoca romana l’abbondanza di pietra e marmo nella zona di Botticino permise lo sviluppo di una cospicua tradizione epigrafica, mentre le attività di estrazione e lavorazione del marmo portarono un avanzamento del livello tecnologico delle officine, consentendo di giungere a una prima organizzazione del lavoro di tipo “industriale”. Le cave furono aperte nel dorso orientale del promontorio della Trinità, vicino al quale venivano depositati i blocchi di marmo estratti. Il marmo veniva poi tagliato e trasportato alle botteghe o nei cantieri. Probabilmente intorno alle cave sorsero villaggi per gli operai e le loro famiglie. Il Botticino fu utilizzato dalle officine locali come “materiale ad uso artistico”, negli edifici pubblici della città, insieme a marmi d’importazione. Questo marmo venne utilizzato dai Romani per costruzioni nell’antica Brixia (foro romano). Il più antico pezzo bresciano in botticino è un capitello del I secolo a.C.; fu in età imperiale che si diffuse l’utilizzo del marmo bianco, nei progetti di ristrutturazione ed edificazione, confermando la perizia della produzione locale e l’esistenza di un mercato di esportazione del prodotto grezzo e finito.